una foto di Wojtyła e Ratzinger

Tre papi a confronto

da Giovanni Paolo II a Francesco

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Questa pagina costituisce un abbozzo quanto mai incompleto.

dal punto di vista intellettuale

Come studiosi e intellettuali la differenza tra Wojtyła e Ratzinger vede il primo usare spesso l'accetta, mentre il secondo usa sempre il bisturi. Wojtyła taglia corto, talora in modo anche rude, se non rozzo. Ratzinger dimostra una straordinaria scrupolosità teoretica, che gli impedisce di dire alcunché (di teoretico) che non sia più che garantito. Bergoglio da un lato ha il senso pratico di Wojtyła, nel senso che non gli riesce più di tanto di soppesare le questioni “col bilancino”, ma d'altro lato evita di tranciare in modo rozzo questioni complesse: piuttosto le scansa. In un certo senso quindi assomma le virtù teoretiche dei due precedenti pontefici.

dal punto di vista pratico

La rudezza wojtyliana nell'affrontare certi nodi teoretici è lo scotto che egli paga per qualcosa che invece Ratzinger non ha avuto: una notevole capacità di comandare, un forte senso pratico, che non si ritrova in Ratzinger. Wojtyła sa comandare, Ratzinger no. Ottimo studioso, viene chiamato a ricoprire un incarico (la cattedra di Pietro) per il quale le sue doti naturali non lo aiutano particolarmente. Bergoglio a sua volta ha ottime doti di comandante, più simile a Wojtyła che a Ratzinger, in questo. In più, rispetto a Wojtyła, egli ha una particolare accortezza “gesuitica” nell'affrontare questioni pratiche.

dal punto di vista temperamentale/umano

  • Wojtyła si concepisce come un super-uomo (non in senso nicciano, ovviamente, ma nel senso di una grandissima fiducia in sé stesso e nelle sue capacità, che erano effettivamente al di sopra del comune). Il rischio è però di dare un po' troppo per scontato che quello che lui pensa come singolo uomo sia immediatamente e automaticamente la verità tutta intera.
  • Ratzinger è più modesto: si concepisce come un uomo. Un uomo però a cui l'Onnipotente ha dato un compito che lo garantisce in qualche modo dall'errore: un semplice uomo, ma abitato e guidato da una Forza infinita.
  • In Bergoglio l'umanizzazione della figura del pontefice diventa compiuta: non accampa nessuna pretesa di indiscutibilità. Significativamente ha l'umiltà di chiedere sempre che i cristiani preghino per lui (cosa che Wojtyła non aveva mai fatto, a quanto mi risulta).

In altri termini:

  • Wojtyła è convinto che l'Onnipotente usi di lui attraverso le sue doti (la sua “super-umanità”),
  • Ratzinger è convinto che l'Onnipotente usi di lui nonostante il suo limite (la sua umanità),
  • Bergoglio è convinto che l'Onnipotente usi di lui attraverso il suo limite (la sua umanità).

dal punto di vista “politico”

Schematizzando molto si potrebbe dire che Wojtyła era di centro, Ratzinger di destra, Bergoglio di sinistra. Ma sarebbe una schematizzazione rozza e iniqua.

Certo, Wojtyła, provenendo da una Polonia oppressa dal comunismo era certamente più propenso a vedere il comunismo come il massimo male, tuttavia non mancò di criticare anche un capitalismo sregolato e selvaggio.

Ratzinger non era certamente “di destra” come studioso, anzi. Lo fu, una volta divenuto papa, da un punto di vista pratico, nel senso che le sue scarse attitudini al comando giocarono a fargli percepire i pericoli come così forti e minacciosi da richiedere una risposta il più possibile “muscolare” (di qui il suo avvallo pratico alla linea teo-con, incarnata in Italia da Ruini e Bagnasco, come spiega Massimo Borghesi).

Bergoglio, provenendo da un'America Latina in cui i poveri sono particolarmente oppressi e dove il capitale ha usato mezzi anche atroci contro gli oppositori (vedi il fenomeno desaparecidos) ha indubbiamente una forte sensibilità sociale. Ma questo non gli impedisce di criticare in modo chiaro e netto gli eccessi un progressismo ideologico (vedi i suoi discorsi contro la “colonizzazione” ideologica).

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