Giotto, S.Francesco davanti al papa

Carismi e dintorni

La non addomesticabile libertà dello Spirito Santo

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introduzione

«La gloria Colui che tutto move
per l'universo penetra, e risplende;
in una parte più e meno altrove»
Dante, Paradiso, I, 1

la galassia IC 342
una galassia

Un simbolo del fatto che il Mistero risplenda «in una parte più e meno altrove» potrebbe essere visto già a livello cosmologico, nel fatto che la materia dell'universo non è distribuita in modo uniforme, omogeneo, ma si condensa, si concentra, in alcune parti «più e meno altrove», come diceva Dante nel passo citato in esergo:

  • si concentra negli ammassi galattici, a loro volta composti da
  • galassie, che a loro volta non sono “internamente” omogenee,
  • ma vedono una condensazione di materia nei tanti sistemi stellari che le compongono,
  • sistemi che a loro volta non vedono al loro interno una omogeneità di distribuzione della materia, ma una condensazione nella stella (o nelle stelle) attorno a cui ruotano dei pianeti.

Ma che il Mistero sia presente «in una parte più e meno altrove» è vero ancor più nella Sua Rivelazione, che culmina in Cristo. E il Cristianesimo è un avvenimento soprannaturale, in quanto è l'Infinito, il Mistero infinitamente perfetto, che si rende carnalmente presente in una realtà umana, in particolare in Cristo, Verbo di Dio fattosi Uomo. Ossia, anche qui, «in una parte più e meno altrove»: ad essere Dio non erano tutti gli esseri umani, non era l'Umanità (come pensavano i come Hegel, Feuerbach o Marxpanteisti ottocenteschi), ma quell'Uomo, quel singolo Uomo. Uno tra tanti miliardi. Il Cristianesimo, che è il “prolungamento” di Cristo nella storia, è quindi suscitato e permeato dalla forza soprannaturale dello Spirito Santo, e non è l'esito di uno sforzo umano (“sforziamoci di essere coerenti coi valori cristiani”), ma è adesione all'Iniziativa di un Altro, alla Sua Forza onnipotente.

Insomma, il metodo con cui il Mistero si è reso e si rende presente agli esseri umani non è quello di diffondersi a pioggia, in modo uniforme e omogeneo, a tutti, ovunque e sempre allo stesso modo, ma è il metodo della elezione. Si comunica anzitutto in una ben precisa e ritagliata porzione di spazio e di tempo («in una parte più e meno altrove»), perché da lì poi tutti Lo possano conoscere.

Questo metodo caratterizza il Suo modo di manifestarsi già nell'Antico Testamento: il Mistero non si comunica allo stesso modo a tutti gli uomini, a tutti i popoli, ma sceglie (elezione) un ben preciso popolo, il popolo eletto, a cui si rivela in modo speciale, particolare.

E poi, nel momento supremo della Rivelazione di Sé, il Mistero diventa un Uomo, un ben preciso Uomo, nato in Palestina dalla Vergine Maria. Gesù Cristo, Figlio di Dio, Dio da Dio, è vissuto, nella Sua esistenza terrena, in quanto uomo, in un ben circoscritto perimetro spazio-temporale («in una parte più e meno altrove»). Oltretutto nemmeno in quello che era il centro politico del mondo di allora, ossia Roma, ma alla periferia dell'Impero, derivando, per parte materna, dalla lunga storia del popolo eletto. Questo significa che uno poteva incontrare il Dio fattosi carne se passava da una certa strada della Palestina a una certa ora, e non se passava da un'altra strada o a un'altra ora.

E la Chiesa, che è il prolungamento di Cristo nel tempo successivo alla Sua Ascensione, è fatta da alcuni esseri umani, raggiunti dall'Annuncio piuttosto che da altri. È sempre il metodo dell'elezione: il Mistero non si rivela a pioggia, uniformemente, ma «in una parte più e meno altrove», non per merito di coloro che sono stati più direttamente coinvolti nell'Avvenimento, ma affinché lo partecipino, lo comunichino a tutti (“gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”).

Certo, il Mistero è in qualche modo manifestato a tutti in virtù della creazione, e tutti lo possono riconoscere, come ricorda San Paolo nel primo capitolo della lettera ai Romani, e come il Magistero ha sempre sostenuto, approvando lo sforzo dei filosofi cristiani di dimostrare razionalmente l'esistenza di Dio (cosa addirittura sancita in modo solenne con Concilio Vaticano I). Ma si tratta di una manifestazione di Sé generica, molto più imperfetta di quella fatta in Cristo.

E poi anche vero che lo Spirito Santo agisce in qualche modo in tutti gli esseri umani, anche non cristiani, che si aprono alla Sua misteriosa azione. Come ricordava (così lo cita Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 109, a. 1)S.Ambrogio «omne verum, a quocumque dicatur, a Spiritu Sancto est».

Tuttavia si tratta di situazioni in qualche modo provvisorie: la piena manifestazione del Mistero rimane la Chiesa visibile. Altrimenti non avrebbe senso la missione, che invece il Fondatore ha espressamente indicato come compito dei cristiani:

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. [16] Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.» (Mc 16, 15-16)

«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. [19] Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, [20] insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt, 28, 18-20)

«Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». [22] Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. [23] A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv, 20, 21-23).

Quindi il Mistero si rivela genericamente a tutti, sempre e ovunque, ma specificamente ad alcuni, in certi momenti e in certi luoghi. Insomma esistono delle intensificazioni, per così dire, della comunicazione di Sé che il Mistero fa. Intensificazioni che fa per comunicarsi poi a tutti.

E la Chiesa, dopo la Ascensione di Cristo, è il luogo dove di focalizza questa più “intensa” e specifica autocomunicazione del Mistero, in Cristo, mediante l'azione dello Spirito Santo.

Intensificazioni carismatiche

È poi storicamente accaduto che non soltanto la Chiesa fosse una intensificazione della autocomunicazione di Cristo all'umanità, ma che anche all'interno della Chiesa esistessero delle porzioni di Chiesa in cui più intensamente si manifestava (e si manifesta) Cristo, il Mistero fattosi Uomo.

Si tratta appunto dei fenomeni carismatici. Qui è utile la teorizzazione della differenza tra grazia gratum faciens e grazia gratis data, tracciata da Tommaso d'Aquino:

l'essenza di un carisma

Il carisma è un dono dall'alto, un dono dello Spirito Santo, non è l'esito di uno sforzo umano, il prodotto di una corretta geometria concettuale, il frutto di una ben coordinata programmazione pastorale.

In altri termini non si tratta di idee e di valori, studiati su dei testi, che uno poi cerca di applicare: ma si tratta di una presenza umana, affascinante perché trasfigurata da una grazia carismatica (gratis data), da seguire. Le idee si cerca di applicarle, una presenza la si segue.

Per usare un riferimento veterotestamentario: il carisma non è un fuoco che si possa cercare di accendere picchiando nel modo più energico delle pietre focaie, per quanto titanico e insonne sia lo sforzo profuso. Viene in mente al riguardo l'episodio della sfida tra il profeta Elia e i sacerdoti di Baal:

«Elia disse ancora al popolo: “Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Ci vengano dati due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l’altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Invocherete il nome del vostro dio e io invocherò il nome del Signore. Il dio che risponderà col fuoco è Dio!”. Tutto il popolo rispose: “La proposta è buona!”.

Elia disse ai profeti di Baal: “Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, perché voi siete più numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco”. Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: “Baal, rispondici!”. Ma non vi fu voce, né chi rispondesse. Quelli continuavano a saltellare da una parte all’altra intorno all’altare che avevano eretto. Venuto mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: “Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà”. Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell’offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d’attenzione.

Elia disse a tutto il popolo: “Avvicinatevi a me!”. Tutto il popolo si avvicinò a lui e riparò l’altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale era stata rivolta questa parola del Signore: “Israele sarà il tuo nome”. Con le pietre eresse un altare nel nome del Signore; scavò intorno all’altare un canaletto, della capacità di circa due sea di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: “Riempite quattro anfore d’acqua e versatele sull’olocausto e sulla legna!”. Ed essi lo fecero. Egli disse: “Fatelo di nuovo!”. Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: “Fatelo per la terza volta!”. Lo fecero per la terza volta. L’acqua scorreva intorno all’altare; anche il canaletto si riempì d’acqua. Al momento dell’offerta del sacrificio si avvicinò il profeta Elia e disse: “Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d’Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola. Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!”. Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: “Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!”.» (1Re, 18, 21-39).

È il Mistero che provvede ad accendere il fuoco: alla creatura è chiesta l'umiltà di attingere il fuoco dove già esso già c'è.

l'ostilità ai carismi e le sue motivazioni

Un carisma è qualcosa di speciale, di specifico, una intensificazione non puramente quantitativa, ma qualitativa della comune vita cristiana. In termini teologici chi avversa il concetto di carisma elimina, di fatto, il concetto (sopra accennato) di grazia “gratis data”. Che implica l'idea che il Mistero si comunichi attraverso alcuni più che attraverso altri, e non - questo è un punto importante - per loro merito.

Questo non significa che chi è stato scelto in modo speciale, chi porta una carismaticità (chi è “investito” da una grazia gratis data) non contribuisca a ciò, con l'assenso del suo libero arbitrio: altrimenti saremmo in un orizzonte calvinistico. Ma il libero arbitrio della creatura deve solo aderire all'Iniziativa di un Altro, che sceglie chi vuole. Perché «così Gli pare e piace» (cito a memoria un passaggio di Péguy che ho sentito citare dalla viva voce di don Giussani alle fine degli anni '70, dove parlava della vocazione che il Mistero dà a chi a Lui pare e piace,. al di là di logiche umanamente comprensibili). Così pare e piace a un Altro, la Cui Gloria splende “in una parte più e meno altrove”.

Chiediamoci ora: perché questo può suscitare ostilità?

  1. Per almeno due motivi: uno si chiama invidia (o anche gelosia), per cui risulta indigeribile il fatto che il Mistero dia a un altro, per Sua pura grazia, qualcosa che non dà anche a me. E ne segue la rabbia per il fatto che, per poter anch'io partecipare di quel dono, mi sia chiesto di seguire qualcun altro (magari meno dotato, dal punto di vista naturale, di me, oppure non immediatamente simpatico). Insomma: Non serviam!
  2. Il secondo motivo è apparentemente opposto al primo: non la rabbia che non ci sia dato qualcosa, ma il timore ci sia dato qualcosa di vertiginosamente esigente, il timore di un Cristianesimo come reale irruzione di una Misura infinitamente più grande della nostra, come se questo ci chiedesse troppo. E in effetti ci chiede un tipo di abbandono totalizzante, verso Qualcosa di non possedibile e non controllabile. Il che fa, comprensibilmente, paura.

Non si sta dicendo che queste due motivazioni siano espressamente formulate, nella mente di chi nutre avversione per il fenomeno del carisma. Ma non si vede quale altre spiegazioni ci potrebbero essere di tale ostilità. A meno che i carismi siano pura illusione: a quel punto l'avversione nei loro confronti non sarebbe altro che presa d'atto della realtà.

Certo una ostilità ai carismi può essere motivata anche dagli errori e dalle meschinità di chi è stato scelto. Ma se i carismi sono reali, e se quindi la grazia di Dio non è vana, e se uno è semplice di cuore non può non riconoscere, anche sotto la crosta degli inevitabili limiti umani, qualcosa che è più grande dei limiti e delle forze umane. Ed esserne comunque affascinato, quanto basta per fruire di quella possibilità che un Altro gli dà per rapportarsi a Lui.

una legittima diversità di sensibilità

Non è detto che un dato carisma debba piacere a tutti. Anzi non è nemmeno detto che tutti i cristiani debbano essere personalmente entusiasti della realtà carismatiche in quanto tali. Vi è nella Chiesa un legittimo “pluralismo” di sensibilità: «nella casa del Padre mio vi sono diverse mansioni».

Nella storia della Chiesa ci sono sempre state diverse sensibilità: si pensi ad esempio alle divergenze tra le teorie di Molina (e di molti gesuiti) e quelle prevalenti nell'ordine domenicano, riguardo al rapporto provvidenza divina / libertà. O, ancora, si pensi al profondo scontro tra una sensibilità, austeramente rigorista, come quella di Pascal (e dei giansenisti) e quella “dei gesuiti”, di manica più larga verso le debolezza umane.

Anche recentemente nei confronti di quella realtà carismatica che sono i movimenti ecclesiali ci sono state diverse valutazioni da parte degli stessi Sommi Pontefici:

  • Paolo VI ad esempio disse a don Giussani di «non capire» il suo metodo, ma di vederne i buoni frutti, e lo incoraggiò a proseguire su tale strada.
  • Giovanni Paolo II invece si spinse ben oltre, dimostrando una forte e profonda immedesimazione nello “spirito” dei movimenti e in particolare di CL.
  • Lo stesso si può di Benedetto XVI, che fu in ottimi rapporti con don Giussani.
  • Lo stesso invece non si può dire di papa Francesco, per motivi che si è cercato di spiegare nella pagina a lui dedicata, come pure in questa sul suo rapporto con CL.

Del resto San Paolo diceva:

«Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.»(2Cor, 9, 7)

E lo stesso Giussani:

«Se un sacrificio non lo potete fare, se lo fate senza letizia, piuttosto non fatelo» (Il miracolo dell'ospitalità, cap. «non da carne, né da sangue, ma da Dio siamo nati»)

Quindi se a qualcuno sembra che un carisma chieda troppo, chieda un coinvolgimento troppo totalizzante, scelga pure uno stile cristiano meno impegnativo «dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore».

Quello che però non sarebbe accettabile è nutrire una astiosa e rancorosa invidia per chi invece ha aderito a una realtà autenticamente carismatica. Chi nutre una stizza perché altri siano e diano più di lui nell'ambito della fede.

Un po' come forse accadeva con l'opposizione che molto “clero secolare” manifestò nei confronti del “clero regolare” all'Università di Parigi, nel XIII secolo. Questa opposizione era probabilmente mossa da gelosia, presente del resto più in generale in molto clero verso gli ordini mendicanti.

I principali tipi di realtà carismatiche

Possiamo ricordare i seguenti fenomeni:

  • Gli ordini religiosi (come quelli fondati da S.Benedetto , da S.Francesco, S.Domenico o S.Ignazio di Loyola), a partire dal primo monachesimo, rappresentano una intensificazione della vita cristiana, della esperienza di fede.
  • Altro fenomeno carismatico sono le rivelazioni private, e in particolare le apparizioni mariane, le più importanti e famose delle quali, com'è noto sono state quelle di Lourdes, Fatima e potrebbero esserlo quelle di Medjugorje, se ne verrà confermata l'autenticità.
  • Vi è poi un fenomeno carismatico più recente, che merita un approfondimento, poiché dato la loro (relativamente) recente comparsa, la loro natura carismatica non è tutt'oggi pacificamente e universalmente acclarata. Si tratta dei movimenti ecclesiali, sorti nel XX secolo, come Comunione e Liberazione, i Focolarini, i pentecostali, ecc..