Il Cantico dei Cantici
tra il Mistero e l'uomo: un rapporto d'amore
Francesco Bertoldi
introduzione
Questa pagina non ha minimamente la pretesa di “spiegare” il Cantico dei Cantici. Si propongono solo alcune frammentarie riflessioni personali su alcuni possibili temi presenti in questo breve libro sapienziale dell'Antico Testamento.
il tema fondamentale: l'amore tra il Mistero e la creatura
È evidentemente questo il tema: un amore appassionato, totalizzante, e al tempo stesso infinitamente rispettoso dell'alterità dell'altro. L'amore tra il Mistero creatore e la la creatura. Quest'ultima intesa
- sia nel senso di Chiesa, cioè di insieme dei credenti, Sposa del verbo;
- sia nel senso di singolo essere umano.
Dove, tra l'altro, il carattere totalizzante, sacrale, del rapporto con Creatore è pedagogico a un analogo tipo di rapporto con gli altri esseri umani. In primis, se uno è sposato, col coniuge, ma poi in qualche modo con chiunque sia immagine e somiglianza di Dio.
Nel senso che l'altro, ogni altro, per quanto povero e apparentemente insignificante, è meritevole di una attenzione e di un rispetto illimitati.
un amore rispettoso della libertà
In questo senso pare vada inteso il passaggio
«Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle o per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l’amata,
finché non lo voglia».
E anche il seguente esprime la grande discrezione di chi non vuole forzare la libertà dell'altro (cerbiatto e gazzella sono animali timidi, e così uno che spia dalle inferriate non lo fa, in questo caso, per spiare, ma rispettando la libertà dell'altro, aspettando di essere accolto):
«L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate».
un amore totalizzante
Tra l'amato a l'amata (e viceversa) il rapporto è totale: l'amata/o è tutto
Lo esprimono in modo più analitico i tanti versetti che decantano la bellezza dell'amata/o. Ad esempio
«Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono come un gregge di capre, che scendono dal monte Gàlaad. [2] I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli. [3] Come nastro di porpora le tue labbra, la tua bocca è piena di fascino; come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo».
E tanti altri simili.
Ma lo attestano anche in modo più esplicito e sintetico i passaggi come i seguenti:
[16] «Il mio amato è mio e io sono sua;» (cap. 2)
un amore che non si ferma al limite dell'altro
La Sulammita (e quindi ognuno di noi e l'umanità nel suo insieme) è consapevole di essere fragile e infedele (è “bruna”, e ”non ha custodito” la sua “vigna”), ma è anche conscia che questa non è una obiezione:
[5]«Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. [6] Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita».
un amore che deve affrontare una lotta
Il rapporto col Mistero richiede una lotta: c'è chi lo contrasta (l'Antico Avversario, avrebbe detto San Benedetto). Un nemico astuto come volpe. Per questo viene detto
[15] «Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che devastano le vigne»
Si tratta di volpi piccoline: il Nemico si insinua astutamente, tenta continuamente di devastare la nostra vita, la vigna del nostro rapporto col Mistero, senza farsene accorgere. “Volpe piccolina”.
E poi si possono fare strumento del Nemico anche altri esseri umani:
[7] «Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città; mi hanno percossa, mi hanno ferita, mi hanno tolto il mantello le guardie delle mura».cap. 5
ma anche un amore aiutato e guidato
Il singolo individuo non è lasciato solo: il rapporto col Mistero passa attraverso la Chiesa, la “compagnia guidata” dei credenti:
[7] «Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni? [8] Se non lo sai tu, bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e pascola le tue caprette presso gli accampamenti dei pastori».
il quotidiano chiamato a diventare eroico ...
Il rapporto col Mistero non sistemabile all'interno di una misura finita. Si tratta di correre
[4] Trascinami con te [/attirami dietro a Te], corriamo!
Per questo occorre un alimento speciale: non basta applicare delle regole, delle istruzioni per l'uso; occorre farsi sostenere da una Forza più grande di sé, per abbandonarsi a una misura più grande, inebriante (la “cella del vino”)
[4] Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. [5] Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con mele, perché io sono malata d’amore.
... per puro dono
Ma questo non è uno sforzo eroico della creatura, che è anzi essenzialmente chiamata ad aderire ad Altro, essenzialmente e anzitutto contemplandolo (guardando “il verdeggiare della valle”):
«[11] Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere i germogli [/il verdeggiare] della valle»
📚 Bibliografia essenziale
- Bernardo di Chiaravalle, Sermones super Cantica Canticorum, , tr.it. Sermoni sul Cantico dei cantici, Città nuova, Roma 2006 (
o
).
- Juan de la Cruz, Cántico espiritual, 1622, tr.it. Cantico spirituale, , (
o
).
🎼 Multimedia
Ispirata al Cantico dei Cantici è la canzone “Vieni dal Libano”, che potete sentire qui sotto